fbpx

prova a immaginare...

dopo questa vita

diventare un albero

in un grande parco urbano!

questo è il progetto

DALLA PROGETTUALITÀ A UNA RETE PER LA REALIZZAZIONE PRATICA

Negli ultimi dieci anni A3 Paesaggio Design Studio si è molto dedicato al pensiero e alla progettazione di cimiteri alternativi alla cultura ottocentesca. Lo ha fatto intrecciando domande che non sono certo solo di tipo architettonico, ma anche di specie sociologica e filosofica, religiosa e psicologica, politica ed economica. E non da ultimo, paesaggistica.

Così l’architetto paesaggista Consuelo Fabriani è arrivata a concepire il progetto ARBOR VITAE – I AM A TREE, di cui abbiamo già avuto modo di parlare qui nel nostro blog. Progetto che ci preme sempre più, poiché ne sposiamo in toto i valori e l’essenza, così legata alla tutela del verde e alla riscoperta di equilibri (troppo spesso mancati) tra natura e città.

SE DOPO LA MORTE TU POTESSI RINASCERE ALBERO

“Se dopo la morte ognuno di noi rinascesse albero, lascerebbe alla propria città boschi al posto di cimiteri”.

Con questo assioma – travolgente e struggente nella sua semplicità – Consuelo ci ha già più volte folgorati, magari durante il momento meno formale d’una riunione di lavoro. Dunque noi abbiamo fatto nostro il principio, non solo assecondandolo e coltivandone in segreto la bellezza, ma anche cominciandone a studiare nel dettaglio ogni ipotesi di realizzazione concreta.

In sostanza, si tratta di attivare un progetto di riforestazione urbana attraverso la creazione di parchi pubblici progettati per la dispersione delle ceneri derivanti dalla cremazione.

Immagina, dunque, un grande giardino della memoria dove è possibile piantare o scegliere il proprio albero e interrare ai suoi piedi un’urna biodegradabile. Un parco che offre dimora anche a chi preferisce la conservazione dell’urna in un luogo alternativo al cimitero tradizionale, come è l’idea di una casa cineraria immersa nel verde.

Insomma, nell’insieme, stiamo parlando di cimiteri completamente rinnovati, dove il posto dedicato al ricordo può essere tutelato (e anzi amplificato) in una declinazione più vitale e naturale. Senz’altro dentro spazi aperti e curati come veri giardini.

per andare oltre

la freddezza

e l'incuria

per imparare qualcosa dagli altri

per recuperare un senso

di bellezza

in modo nuovo

pensa se tu potessi rinascere

albero

LE BASI DEL PROGETTO I AM A TREE

“Il desiderio di trovare nella natura consolazione alla mortalità ha fatto sì che gli esseri umani eleggessero gli alberi a simbolo di un incessante ricominciare, di una costante rinascita della vita”.  Simon Schama, Paesaggio&Memoria

Consuelo ci ha suggerito questa bella citazione e noi l’abbiamo fatta nostra: descrive perfettamente il senso più intrinseco del progetto I AM A TREE. E ci racconta che se nell’architettura cimiteriale le dimensioni dell’uomo hanno da sempre definito lo spazio, la cremazione ci offre una rinnovata opportunità di fare scelte più ecologiche, abbandonando ogni monumentalismo fine a se stesso.

Perciò I AM A TREE non è un cimitero, ma è un parco urbano pieno di alberi: ‘ricordi in crescita’, potremmo dire. Un progetto di paesaggio dove, nel rispetto della normativa vigente, è consentito interrare un’urna biodegradabile ai piedi di un albero commemorativo o conservare le ceneri derivanti dalla cremazione in appositi spazi all’interno della casa cineraria.

La bellezza ulteriore sta nel fatto che si tratta d’un luogo sociale aperto all’uso quotidiano: uno spazio vitale concepito per i cittadini, i quali sono chiamati a proteggerlo e rispettarlo. Lì, infatti, devono poter convivere in pace culti religiosi e spiritualità laiche, nel rispetto e nella comunione del ricordo di chi non è più tra noi.

Inoltre I AM A TREE è l’idea destinata a diventare luogo sensibile dove si può scegliere, sulla base del progetto paesaggistico, l’albero che più ci appartiene e ci rappresenta, anche per poter tenere i nostri animali domestici vicino a noi.

Creare uno spazio vitale a disposizione della collettività, multimediale e connesso, e una casa cineraria dedicata alla cultura della memoria. Questo è l’obiettivo di ARBOR VITAE – I AM A TREE. Una soluzione senz’altro più vicina al sentimento di chi rimane. Un luogo fisico e concreto; e un albero che rappresenta la storia di un nome, di una vita. Molto di più rispetto alla semplice dispersione delle ceneri in natura.

DA DOVE È PARTITO TUTTO

Consuelo Fabriani è partita da una serie di valutazioni molto concrete, oltreché da una riflessione più profonda e personale sulla morte e sul suo peso nella progettazione architettonica di questi anni. 

Così è nato il progetto ABROR VITAE, poi rinominato I AM A TREE. Un programma che ha appunto sviscerato vari aspetti dell’ambiente antropico in cui viviamo (e moriamo). Un disegno che vuole prendere le distanze da una società che ‘si mangia’ 2,2 metri quadri di territorio al secondo, con un costo per la collettività da capogiro: 3miliardi l’anno di perdite monetarie, per non parlare di altre sottrazioni in termini di biodiversità e sicurezza alimentare o energetica. Questo scenario ci fa sentire vulnerabili. La cementificazione infatti dissesta il territorio e reca danno alla salute, minando dall’interno tutta la società.  

In questa inquietante prospettiva di consumo del suolo che galoppa, che altera il paesaggio naturale e spesso lo deturpa, nel tempo siamo dunque riusciti persino a coinvolgere anche quella parte delle nostre città che avrebbe dovuto essere più curata e riservata: le aree cimiteriali. Come a voler implicitamente negare ogni possibilità di recupero, persino negli spazi sacri della morte e del ricordo.

Il cemento – che riduce le disponibilità di spazio e anche di risorse idriche – sembra aver in definitiva impoverito e deprivato addirittura le nostre tradizioni religiose e culturali più radicate. Il cuore stesso della nostra umanità.

UN RECUPERO DEL PAESAGGIO ATTRAVERSO IL CULTO DEI MORTI

“Oggi la maggior parte delle sepolture sono condomini di loculi in cemento, un duplicato funebre delle periferie urbane, gelidi e spogli in inverno, infuocati e desolati d’estate. Camminando tra queste tombe si è colti da una profonda tristezza, da un senso di disagio e da un pensiero della fine non più mitigato dalla bellezza”.  Marina Sozzi – Sia fatta la mia volontà: Ripensare la morte per cambiare la vita. Ed. Chiarelettere, 2014

In questo panorama per tanti versi avvilente, va comunque sempre immaginata una strada alternativa e riconciliante con la bellezza, col creato stesso. E questa via – secondo Consuelo e il suo progetto I AM A TREE – è proprio da cercare nel ripensamento dei campisanti. Affinché diventino dei boschi, dei parchi, dei polmoni d’ossigeno per chi è rimasto e vuole avere un luogo dove ricordare, in armonia con la natura, chi è stato parte della propria esistenza.

Bisogna, insomma, andare in controtendenza con decisione rispetto a quanto fatto negli ultimi decenni. Del resto spesso per avere un effetto salutare – soprattutto nei momenti di crisi – è necessario assumere un’attitudine opposta a quella fino al momento prevalente. Solo entrando in contrasto con le abitudini dominanti nel tempo e nello spazio in cui si è vissuti si può ottenere un successivo salto di qualità. Qualità da tutti oggi ricercata sopratutto in termini di requisiti ecologici e circolari.

Perciò, se nel corso del secolo scorso l’espansione delle città ha creato dei sistemi malati, in cui persino i cimiteri sono diventati grigi e anonimi, inglobati nella monotonia e nella spersonalizzazione di quartieri dormitorio… Ora è tempo di ridare a questi luoghi dei confini più dolci e di restituire loro le funzioni originarie (più forse anche altre nuove mansioni). Non da ultimo riconoscendo alla natura –  alberi, piante, fiori… – una capacità lenitiva e curativa profonda. Nel rispetto, altresì, delle differenti esigenze culturali e multiculturali. 

PARLARE DI MORTE ATTRAVERSO MATERIA VIVA

La ‘brutta storia’ dei cimiteri-condominio delle ultime generazioni mette dunque tutti noi – dalla paesaggista all’imprenditore, dal politico all’utente comune – di fronte a una consapevolezza nuova. Abbiamo all’improvviso coscienza, in realtà, che di morte si parla troppo poco. Forse non la citiamo più perché la si è relegata in quelle architetture squallide? O, al contrario, la morte è brutalmente parcheggiata lì perché non si ritiene di doverne più parlare?

D’altronde, neppure nei manuali di sociologia se ne fa tanto più uso, della parola morte. E questo è, sì, un problema. Nessuno di noi – in realtà – può vivere profondamente senza interrogarsi e in qualche modo comprendere la morte.

PUNTI DI VISTA RELIGIOSI (E LORO SOLUZIONE)

Parlando di cimiteri, d’altro canto, è cruciale il punto di vista cristiano così come quello di qualsiasi altra religione presente nel mondo e/o nel nostro Paese. Si tratta, per la verità, di approcci che possono trovare comunque una convergenza nel progetto I AM A TREE. Oggi, del resto, non vi sono più pregiudizi religiosi sulla cremazione.  

Nel tempio crematorio – così come nella restituzione alla terra delle ceneri, magari unite al seme e alle radici d’un albero –  la Chiesa Cattolica non pone veti alla celebrazione dei riti funebri. Cosicché il corpo cremato non perde l’immortalità della propria anima. 

Trend della cremazione in Italia

Perciò, te ne sarai resa/o conto anche tu, le cremazioni sono un trend in aumento in tutto il Globo. Il primato mondiale spetta ancora al Giappone (99,9% dei decessi), seguito da Taiwan e Hong Kong. Ma le percentuali sono ormai molto elevate anche in Europa (Svizzera 85,44%, Slovenia 83.65%, Svezia 81,33%, Repubblica Ceca 80,45%,… E poi Gran Bretagna 76,32%, Germania 55,32%… ). Oltreoceano, quindi, troviamo il Canada (68,85%) e gli USA (48,60%), dove comunque la pratica è in forte espansione.

In Italia – è vero – siamo ancora indietro rispetto ad altri Paesi, in fatto di cremazioni sul totale dei decessi; ma va detto che l’incremento è costante e in continua crescita. Di anno in anno i valori sono quindi destinati a modificarsi al rialzo in modo sensibile.  

2010 13,08%
2015 21,18%
2020 34,44%

Nel nostro Paese il ricorso alla cremazione continua ad avvenire soprattutto dal Nord-Ovest, poiché quest’ultimo ha una maggiore presenza di impianti. Dopo la Lombardia, il Piemonte e l’Emilia Romagna, il Lazio sta però facendo i suoi passi avanti (siamo attestati a circa un 7,25%).  D’altro canto, come prevedibile, sono le città metropolitane come Roma e Milano quelle dove si effettuano il maggior numero di cremazioni.

Ecco, quindi, che la domanda giusta da farsi è: perché nelle grandi città viene scelta l’incinerazione? I motivi sono diversi. Ci sono di sicuro:

  • ragioni ambientali
  • ragioni civili
  • ragioni filosofiche
  • ragioni estetiche
  • ragioni di rifiuto del cimitero, ovvero dei riti e degli obblighi ad esso connessi
  • ragioni di ripudio dello spreco di superficie occupata dai cimiteri stessi
  • ragioni d’aspirazione a un ideale ritorno al ‘ciclo della natura’ attraverso la dispersione delle ceneri
  • ragioni legate alla libertà di scelta sulla destinazione ultima dei propri resti
  • ragioni di facilità di trasporto
  • desideri profondi, traducibili nella ricerca di un ultimo segno d’affetto (farsi disperdere in un luogo legato a cari ricordi) o in un’aspirazione estetica (dissolversi in luoghi di grande bellezza naturale e di suggestione storica)
  • aneliti a una forma di diversità, anche nella morte e dopo di essa.
E poi c'è l'agenda 2030!

Sottoscritta nel 2015 dai 193 Paesi membri dell’ONU, l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d’azione per le persone, il Pianeta e la sua prosperità. I dubbi che possono avvolgere la fattività degli enormi obiettivi che l’Agenda si è posta non devono far demordere dalla volontà di migliorare la situazione e arginare in tempo i danni (purtroppo incalcolabili) che sono stati già arrecati alla Terra.

In quest’ottica un progetto come I AM A TREE ha le sue sacrosante ragioni d’essere. Infatti:

  • rende le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili (Goal 11);
  • promuove azioni, a tutti i livelli, per combattere il cambiamento climatico (Goal 13);
  • protegge, ripristina e favorisce un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre (Goal 15) .

I NUMERI DEL PROGETTO

A3 Paesaggio Design Studio a questo punto ti svela altri numeri: quelli che più direttamente riguardano la realizzazione del progetto I AM A TREE, nella suo disegno originario.

Si parla di un modello di 50mila mq, per un totale di 179mila posti (a cui poi vanno aggiunte le zone dedicate agli animali).

N.B. Ogni albero del parco potrebbe ospitare ai suoi piedi 4 urne biodegradabili. Quindi, mille alberi sono 4mila posti. Mica male, no?!

D’altronde – come ti abbiamo spiegato dall’inizio dell’articolo – è prevista anche la casa cineraria, dove chi non vuole essere disperso in piena terra può comunque essere conservato in ambiente curato e accogliente (850 armadi contenenti 35mila cassetti da 5 urne a cassetta). 

Sai cosa significa tutto questo? Significa avere un’area cimiteriale da 175mila posti e… Neanche accorgersene (!). O meglio, dimostra concretamente che si può avere una destinazione ultima non desolata e desolante; e prova che è del tutto raggiungibile lo scopo di ‘approdare’ a fine vita in aree verdi e spazi aperti alla condivisione, nonché alla rievocazione più armoniosa.

IN CONCLUSIONE

L’anima di I AM A TREE è inclusiva, nonché volta alla riqualificazione di aree inutilizzate o abbandonate, in specie all’interno dei grandi sistemi urbani (ma magari non solo).

  • Si parte da un’area pianeggiante di 5 ettari, all’inizio priva o quasi di alberi, e la si rende attrezzata per gli scopi di cui abbiamo parlato in queste righe. All’interno di un piano urbanistico moderno e lungimirante.
  • D’altro canto, il parco non è fatto solo di alberi. Vi si immagina una grande fontana centrale. Ci devono essere percorsi interni, piste ciclabili, un grande tetto giardino praticabile, una corte interna con un grande albero posto al centro dello spazio… E poi il movimento di qualche boschetto, i filari di alberi capaci di conferire un aspetto naturalistico a tutto lo spazio, precedentemente vuoto. Senza dimenticare parcheggi e passi carrabili.

La gente, d’altronde, di cosa è stanca? Tu di cosa sei stanco? Le persone trovano inutile e triste visitare – spesso saltuariamente – un cimitero scomodo e deserto, più simile a un non-luogo che a un punto di aggregazione, capace di predisporre al raccoglimento e alla pace. E neanche a te, probabilmente, piace l’idea di finire in un’urna da tenere dentro casa: soggetta a tanti pericoli quotidiani, a tante distrazioni, a tanti bruschi passaggi di mano… Meglio essere dispersi in natura, secondo il 68% degli intervistati sul tema. E meglio ancora è ritenuto appnto interrare le ceneri in un parco, su cui veder rinasce un bell’albero (84,71%). Tu, ci scommettiamo, stai già pensando quale (!).

C’è molto da fare. Le pubbliche amministrazioni devono, non c’è alcun dubbio, fare i conti con l’argomento, non solo ripensando gli spazi demaniali utilizzabili allo scopo del bosco funerario, ma anche trovando soluzioni (in  verità possibili nel futuro) di collaborazione con realtà private. E quindi è tempo che i comuni si interfaccino con gli architetti che stanno dando concretezza alle soluzioni. Così come non è impensabile che le aziende come la nostra possano fare la loro parte, collaborando con le istituzioni stesse ed eventuali fondazioni, nonché confrontandosi con tutti i tradizionali attori del business delle onoranze funebri.

Un discorso complesso, che mette in scena molti interessi economici e di potere difficili da re-indirizzare. E che tuttavia avrebbe degli effetti positivi a cascata, in tutti i sensi. A cominciare dall’aria e dal verde cittadino.

Di stagione in stagione.

In questi anni sono tante le voci che hanno raccontato ARBOR VITAE – I AM A TREE (anche nominato come GrabTree), su giornali e riviste, testate on-line e TV. Tra queste voci, con Consuelo Fabriani, ci piace citare:

Siamo grati ad A3Paesaggio Design Studio anche per averci suggerito una nutrita ed assai interessante bibliografia, che ci ha condotti nell’analisi del progetto e dell’argomento. Riproponendola come doveroso in calce a quest’articolo, pensiamo possa essere di stimolo alle tue letture e ad un tuo approfondimento personale.

  • STEFANO ALLEVI, L’uomo e la morte in Occidente: Verso un nuovo paradigma interpretativo “Morire altrove”, Milano, Franco Angeli, 2012
  • SIMON SCHAMA, Paesaggio&Memoria, Mondadori, 1997
  • PHILIPPE ARIÈS, L’uomo e la morte dal medioevo ad oggi, Laterza, Bari 1980
  • JAN ASSMAN, La morte come tema culturale, Giulio Einaudi Editore, 2002
  • ROSARIO ASSUNTO, Il paesaggio e l’estetica, Edizione Novecento, Palermo, 1994
  • MARC AUGÉ, Nonluoghi, Elèuthera, 1993
  • EUGENIO BATTISTI, Iconologia ed ecologia del giardino e del paesaggio, Collana Giardini e Paesaggio, 2004
  • JACQUES BROSSE, Mitologia degli alberi, Rizzoli Editore, 1991
  • EMANUELA DE LEO, Paesaggi cimiteriali europei. Lastscape realtà e tendenze, Mancosu Editore, Roma 2006
  • MIRCEA ELIDE, Il sacro e il profano, Bollati Boringhieri, Torino 1967
  • STEFANO MANCUSO – ALESSANDRA VIOLA, Verde brillante – Sensibilità ed intelligenza nel mondo vegetale, Giunti Editore 2013
  • IAN L. MCHARG, Progettare con la natura, Franco Muzio Editore, 1989 Norberg-Schulz Christian, Genius Loco, Electra, 1979
  • PIERO PASINI, Il cimitero moderno: un profilo storico per l’Italia, In.Bo n°4, 2012
  • ALDO ROSSI, L’architettura della città, Mondadori, 1988
  • MARINA SOZZI, Sia fatta la mia volontà: ripensare la morte per cambiare la vita, Chiarelettere, 2014
  • EUGENIO TURRI, Il paesaggio e il silenzio, Marsilio Editore, Venezia 2004
  • FRANCO ZAGARI, L’architettura del giardino contemporaneo, Mondadori-De Luca Editori, Milano 1988
  • LUIGI ZANGHERI, Storia del giardino e del paesaggio, Leo S. Olschki, 2003

N.B. Ci preme infine citare altri siti, la cui consultazione abbiamo trovato molto utile, assieme – naturalmetne- ai materiali e ai contenuti forniti da www.iamatree.net (per contatti: Consuelo Fabriani, Creative Director – Landscape Designer – Founder of A3paesaggio Design Studio).

Ascolta su SoundCloud

di Linea Verde Nicolini

Line Verde Nicolini
Invia su WhatsApp