Un cavaliere verde contro il cambiamento climatico
La betulla verrucosa (o bianca), luce e purezza, sta anche nei luoghi più difficili. E, come già era per le tribù germaniche e i Celti e gli sciamani, torna sacra pure per te. Perché lei – così elegante e leggera – trasforma 3mila 100 chili di C02 all’anno in aria buona.
Però non finisce qui: questa pianta ha pure altre doti. A primavera se ne mettevano fronde e ramoscelli sui tetti per cacciare i parassiti. Poi, da sempre, la sue gemme e la sua linfa servono all’erborista (stimolano il metabolismo, abbassano colesterolo e acido urico, aiutano diuresi e ossa, combattono catarro e reumatismi, malattie della pelle, cistite e artrosi…).
Insomma, eccoti davvero un albero saggio e pieno di risorse utili: non ultime quelle estetiche, insite nella sua costituzione slanciata (raggiunge i 30 m). Ed è vero, sì, che la Betulla si trova in particolare nei boschi umidi; ma può altresì attecchire e crescere rapida in suoli un po’ aridi. Completa il giardino o il parco pubblico, per dare giusto refrigerio. Lì in estate le sue foglie giovani – alterne, picciolate, appuntite e leggermente viscose – ti restituiscono ogni alito di vento, sotto la corteccia chiara e i rami sottili.
Poi, in autunno, le foglie cadono in un tappeto. Mentre i lunghi amenti maschili – dopo essersi sviluppati in estate in gruppi di 1-3 all’apice dei rami dell’anno precedente – restano dormienti sulla pianta per tutto l’inverno. E quelli femminili svernano nelle gemme. Fino alla fioritura, fino a una nuova aurora. Magari vicino a un sambuco.
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