La Sughera del venerabile Galileo Nicolini: una storia radicata nel nostro grande giardino di campagna
L’indirizzo de La Trinità e – in particolare – dei nostri uffici tecnici e del centro di giardinaggio lo conosci? Forse qualche tempo fa hai fatto una sosta e hai subito chiesto di quegli antichi attrezzi da lavoro, che ornano l’ampia aiuola proprio di fronte al garden.
Se sei passata/o almeno una volta di qua, in una giornata di sole o di vento, è probabile che già hai colto l’atmosfera particolare che caratterizza il nostro grande giardino di campagna. Tra Pini, Cipressi e Cedri, ogni angolo qui racconta qualcosa.
Ma ci sono spazi del nostro luogo del cuore che forse ancora non hai visitato, perché per vederli bene non basta passare sull’antica via Cassia: di lì si può soltanto avere una visione d’insieme, un colpo d’occhio che senz’altro incuriosisce e sorprende. Tuttavia per restare davvero incantati bisogna proprio entrare e – talvolta – occorre chiedere a qualcuno di famiglia: “Potrei proseguire a camminare dentro alla proprietà un pochino di più?”. E allora non è affatto escluso che qualcuno di noi ti accompagni.
Anzi, eccoci subito pronti per una nuova passeggiata. Perché – per esempio – c’è un posto speciale che non hai ancora esplorato: è il piazzale de La Sughera, vero scrigno di memoria e di bellezza. Andiamoci.
Il viale, una Quercia e un grande libro di pietra
Così oggi ti invitiamo a seguirci in un piccolo viaggio che non attraversa solo lo spazio, ma anche il tempo. Dentro il verde della natura e le radici della nostra famiglia. Partiamo?
In un giorno come questo, ti portiamo quindi a vedere un imponente e splendido esemplare di Quercia da sughero (Quercus suber L.), che arricchisce ulteriormente il nostro ultra-centenario giardino. Si narra che l’albero fu piantato dal venerabile Galileo Nicolini, figura legata in modo profondo a tutti noi e a questa terra.
Quante straordinarie storie ci hanno raccontato – nel tempo – sul giovane Galileo ed anche su questa pianta maestosa. Le vuoi sentire anche tu?
La Sughera, in origine, fu seminata e crebbe all’interno della tenuta Lazzè, a pochi passi dalla nostra proprietà. Poi (a circa ottant’anni) è stata trapiantata in questo punto preciso: il 28 aprile 1965, come testimonia la lapide a forma di libro alla sua base.
Nel libro di pietra si leggono queste parole…
LA SUGHERA AL CENTRO DI QUESTO PIAZZALE È NATA DA UN SEME RACCOLTO DAL FANCIULLO SERVO DI DIO GALILEO NICOLINI AI PIEDI DELLE ANTICHE SUGHERE DELLA ROMANA VIA TRIONFALE. SI È FATTA GRANDE NELLA PROPRIETÀ DI LIVIA NICOLINI IN LAZZÈ
E RAGGIUNTA L’ETÀ DI CIRCA OTTANTA ANNI È STATA QUI TRAPIANTATA OFFERTA DALLA FAMIGLIA LAZZÈ
.
28 APRILE 1965.
PIETRO LAZZÈ E PIER LUIGI NICOLINI
Quella data della primavera del ‘65 rappresenta, dunque, un importante passaggio generazionale. A il libro di pietra che campeggia alla base de La Sughera non solo narra la sua storia, ma ne sottolinea anche il valore simbolico: un legame profondo tra natura, fede e tradizione.
N.B. Non dobbiamo mai dimenticare che proprio negli anni della giovinezza di Galileo prendeva consistenza l’attività dei Nicolini come florovivaisti e – soprattutto – si sviluppava la loro specifica specializzazione nel trapianto di alberi di grande mole. La Sughera è anche una testimonianza del fiorire di questa attività lavorativa, oltreché un ricordo delle vicende umane dei nostri avi e del passaggio di testimone, di generazione in generazione.
Chi era Galileo Nicolini?
Galileo Nicolini nasce a Capranica nel 1882, da Luigi Nicolini e Loreta Lucciola. Cresce con i suoi tre fratelli maggiori in una casa del vecchio borgo medievale, in vicolo del Forno di Mezzo. Un paese molto pio e devoto, che contribuisce presto a facilitare la sua vocazione religiosa.
Nonostante la sua breve vita, durata appena 15 anni, Galileo lascerà un segno indelebile in questa comunità. La sua vicenda è infatti una storia straordinaria: quella di un giovane che, con una fede fuori dal comune, decide di dedicare tutta la sua vita a Dio.
In particolare è una cugina più grande di una decina di anni – Amabile – che prepara e guida Galileo nella sua crescita cristiana. Così, poco più che bambino, egli conosce i Padri Passionisti di Sant’Angelo (altra splendida località naturale della nostra zona, nel paesaggio indimenticabile del Monte Fogliano, a Vetralla).
Il 16 agosto 1894, Galileo comincia quindi – proprio a Sant’Angelo – un’esperienza che lo segna in modo molto profondo e che nell’inverno successivo (a soli 13 anni!) lo porta a percorrere a piedi ogni mattina i dieci chilometri che separano il convento da Capranica. Il suo cammino ha letteralmente inzio…
Di qui prende forma in Galileo la decisione di farsi sacerdote, di fronte alla madre incredula e all’ostilità dal padre, in realtà molto poco praticante e di idee liberali. Un braccio di ferro che finisce a favore del ragazzo, benché lui ne esca pure piuttosto provato.
Superata ogni iniziale opposizione familiare, il 5 marzo 1895 Galileo entra così nella Congregazione della Passione di Gesù Cristo, presso il seminario di Rocca di Papa. Di lì, il 25 aprile del 1896, passa al ritiro dell’Angelo, nei pressi di Lucca, per iniziare il noviziato. Quindi dal fervore iniziale trascolora purtroppo in un periodo più difficile: periodo di scrupoli, di pensieri e – infine – di malattia.
Il 27 febbraio 1897, infatti, a Galileo viene diagnosticata la tisi polmonare. Per aiutarlo ad affrontare questa terribile affezione, viene trasferito all’Argentario: lì, per via della vicinanza del mare, i suoi nutrono la speranza che l’aria buona possa giovargli. In realtà ciò non accade, e Galileo muore.
Questa è la storia di uno di noi, ma anche di uno ‘sopra’ di noi. Un ragazzo segnato da una vocazione precoce e dalla sfida della tubercolosi. Un ragazzo che Papa Giovanni Paolo II, nel 1981, ha dichiarato venerabile, riconoscendo in lui un esempio di fede e maturità spirituale.
Galileo Nicolini rappresenta un legame profondo con il territorio e con la dimensione spirituale della natura. La Sughera – di fronte alla quale oggi ti abbiamo almeno virtualmente accompagnato – è anche il simbolo del suo amore per il creato.
N.B. Le reliquie del venerabile sono custodite nella Chiesa della Presentazione, sul Monte Argentario. Di fronte a un altro bellissimo paesaggio.
La Sughera: un capolavoro della natura mediterranea
Il Quercus suber L. regna sovrano nella macchia mediterranea. Con un’altezza che può raggiungere i 20 metri e una corteccia spessa e rugosa, rappresenta una meraviglia sia estetica che funzionale.
N.B. La sua corteccia, il famoso sughero, è un materiale prezioso, che va raccolto ciclicamente (ogni 8-9 anni) avendo sempre l’accortezza di non danneggiare l’albero.
Pianta longeva e resistente, trova nel nostro giardino il suo habitat ideale. E non si tratta solo di estetica: il suo trapianto negli anni ’60 resta uno dei momenti topici della storia aziendale e familiare, perché ha rappresentato la sublimazione di una già lunga tradizione di interventi tecnici nella cura del verde. Destinati poi, nel tempo futuro, ad evolversi e completarsi in modo ulteriore.
Quercus suber L.
nome comune |
Sughera (Sughera engl.) |
nome scienifico |
Quercus suber L. |
ordine |
Fagales |
famiglia |
Fagacee |
genere |
Quercus |
specie |
suber |
altezza | può raggiungere i 20 metri di altezza |
portamento | il fusto è contorto, la chioma espansa |
corteccia | il tronco, sinuoso, si riveste di una corteccia grigiastra, caratteristica e spessa anche diversi centimetri,che si stacca in grossi blocchi |
foglie | semipersistenti, semplici a lamina coriacea, ovoidali, con margine dentato e spinoso |
fiori | pianta monoica a fiori unisessuali |
frutti | ghiande ovoidali lunghe 2-3 cm, dotate di cupola con squame in rilievo |
Un invito alla scoperta
Ogni pianta del nostro giardino narra qualcosa di speciale, ma La Sughera di Galileo Nicolini è una vera protagonista. La sua presenza ci ricorda le radici della nostra famiglia e il nostro impegno per il futuro del paesaggio.
Per questo ti invitiamo a tornare più volte a visitare il nostro spazio aperto e a lasciarti ispirare anche da questa testimonianza. Saremo felici di accompagnarti nella scoperta, perché per noi il giardino non è solo un luogo, ma un’esperienza di vita: fatta insieme.