Un articolo tecnico-scientifico per una prassi utile alla sicurezza
La sicurezza delle strade, dei giardini e dei parchi è uno dei principali motivi per cui vengono potati gli alberi, a volte in modo eccessivo fino all’eliminazione totale di rami e branche.
Esiste un’alternativa alla potatura che può ridurre i rischi connessi ai difetti strutturali nella chioma, senza danneggiare e alterare il valore estetico dell’albero.
Questo sistema può permettere di gestire le alberature, specie quelle storiche o monumentali, lasciando inalterata la loro bellezza e salvaguardando maggiormente la loro fisiologia e funzionalità.
La tecnica consiste nell’ancorare con tiranti in materiale sintetico le branche che vengono ritenute non sicure, dopo un’attenta analisi dell’intera pianta, creando così consolidamenti dinamici e statici (orizzontali) o di tenuta (verticali). Ancorando in questo modo grossi rami malformati, difettosi o codominanti se ne previene la rottura, dovuta per esempio al carico di vento o neve, e se ne controlla la caduta.
L’ancoraggio della chioma con i sistemi non invasivi è finalizzato a evitare la rottura e in una seconda battuta a controllare l’eventuale caduta di parti della chioma e quindi a ridurre il rischio per i possibili bersagli.
L’intervento ovviamente è conseguente alla valutazione di stabilità dell’albero, che deve portare alla scelta delle operazioni da eseguire: consolidamento, potatura o spesso entrambe.
Bisogna quindi essere in grado di valutare se per la riduzione del rischio di una pianta sia più opportuno effettuare un taglio su un grosso diametro con i noti problemi di marciumi e carie, oppure preferibile l’utilizzo dei tiranti che mantengano la chioma integra.
Va ricordato che il taglio di grosse branche può anche provocare all’interno della chioma e per la pianta stessa un cambiamento degli assetti statici e dinamici, modificando l’equilibrio che l’albero aveva raggiunto sotto l’influsso delle forze esterne tipiche del sito di impianto.
Gli interventi di consolidamento sono suddivisi in tre categorie (Fig. 2 e tab. 1):
- consolidamento dinamico (installazione orizzontale) (Fig. 2.a)
- consolidamento statico (installazione orizzontale) (Fig. 2.b)
- consolidamento di tenuta (installazione verticale) (Fig. 2.c)
Figura 2: Le tre categorie di consolidamento dell’albero (Wessolly, 2005)
Per la definizione dell’intervento (metodo, materiali, dimensionamento, applicazione) è necessario tenere in considerazione le caratteristiche specifiche del soggetto arboreo su cui si opera (tipologia di difetto, altezza dell’albero, portamento della chioma, fattibilità dell’intervento, etc.).
La parte della chioma alla quale viene fissato l’ancoraggio deve essere sicuramente resistente alla rottura e quindi priva di difetti.
Il sistema di funi elastiche (sistema dinamico) permette il movimento naturale dell’albero riducendo solamente quelle oscillazioni troppo forti e pericolose. In pratica sarà la fune cava ed elastica ad attenuare i forti colpi di vento, non impedendo tuttavia le oscillazioni lievi. Non verrà inoltre bloccata la crescita naturale dei tessuti legnosi, poiché la pianta non percepisce l’ancoraggio.
I materiali di consolidamento dinamico sono esposti a fattori atmosferici (raggi UV, umidità, inquinamento, sfregatura, etc.) che ne deteriorano le caratteristiche tecniche, per questo i produttori sono obbligati a garantire la stessa portata del prodotto installato in pianta per almeno 8 anni. Durante questo periodo è consigliabile sottoporli a verifiche periodiche (da terra con binocolo) per constatare l’integrità ed eventualmente procedere alle necessarie sostituzioni.
Nel caso di consolidamenti di tenuta il tirante deve essere installato sull’asse portante con un angolo molto acuto, praticamente quasi verticale all’asse del tronco. Qualora questo non fosse possibile per i dimensionamenti dei rami viene consigliato un ulteriore cavo aggiuntivo in prossimità della biforcazione.
Articolo di Leone Davide Mancini |agr. dott. |PhD arboricoltore
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